L’ambientalista vero non è un cieco oppositore della caccia di selezione

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Lo stagno di Arbatax (Tortolì) è una piacevole sorpresa: pesce del tutto naturale che non si nutre di mangimi ma del cibo offerto dal mare, le cui acque penetrano costantemente nello stagno stesso; eccellenti ostriche apprezzate anche in Francia; enormi cefali da cui una bottarga sarda sul serio; oyster bar, pesca sportiva, fattoria didattica …. Finalmente una gestione intelligente da parte della locale Associazione Pescatori.

Tutto bene, quindi? Certo, se non ci fossero, come in tutta Italia, troppi cormorani, qui 1800 (e li ho visti ora, in estate, non ci sono solo in inverno). Poi  leggo su internet che la Regione risarcirebbe i pescatori dai danni causati da questi uccelli famelici! Ridicolo! Insomma, i soldi dei contribuenti servono per dar da mangiare ai cormorani perché possano togliere il pane di bocca ai pescatori! Intendiamoci, questi ultimi hanno diritto di essere risarciti ma non è questo il modo di aiutare pescatori e itticoltori! Bisogna limitare i cormorani, ovvero tornare a un giusto equilibrio naturale.

Non sono cacciatore e non amo la caccia, ma quando ci vuole ci vuole (e questo vale anche per i cinghiali e altre specie diventate invasive e dannose per l’agricoltura e per se stesse).

I cormorani erano uccelli presenti sui territori italiani in inverno ed erano comunque troppi a causa di una protezione non più necessaria, tantopiù che non hanno di fatto nemici naturali. Ora sono diventati addirittura stanziali.

Quando si decideranno a consentire, quindi, anzi organizzare, la caccia di selezione non per eliminare ma per portare a una presenza equilibrata i cormorani?

Poche Regioni si sono decise a fare qualcosa in questo senso ma con insensate proteste di ambientalisti, altre non hanno avuto il coraggio di farlo per accontentare questi ambientalisti (magari dando loro questo contentino per essere lasciati in pace su altre aberranti scelte molto redditizie!).

Si tratta, però, di ambientalisti che non hanno alcuna vera coscienza naturalista, ovvero sono ambientalisti di pancia e non di cervello.

Chi è il vero naturalista? Chi non consente l’uccisione di animali invasivi ma è passivo nei confronti dell’estinzione di decine di specie depredate da questi predatori? O chi ne consente l’uccisione tutelando la salute dei primi minacciata da una presenza troppo intensiva e, nel contempo, salva dall’estinzione le specie predate?

Quando certi estremisti con i paraocchi comprenderanno che l’Italia, che a loro piaccia o no, è un territorio antropizzato e che, quindi, l’equilibrio naturale non può prescindere da un controllo – purché guidato da rigore scientifico non da istinto predatorio – umano?

A Yellowstone si può lasciar fare alla natura, da noi occorre aiutarla. Anche e soprattutto per rimediare ai guai combinati da chi, invece, ha fatto scelte guidate da interessi di pochi “squinternati sedicenti sportivi” che hanno il merito di essere “squinternati paganti”. Ci riferiamo a chi ha introdotto specie alloctone più forti delle nostre specie nostrane.

Così le nostre acque interne sono popolate da siluri, aspii, carpe erbivore, abramidi… , che non c’erano mai stati, mentre sono sempre meno i nostri lucci, persici, tinche, barbi… E i gardons portati da Oltralpe hanno sostituito alborelle e lasche.

Nei grandi fiumi la colpa è, quindi, soprattutto dei deficienti criminali che hanno introdotto certi bestioni, ma nei corsi d’acqua minori, nei canali, nei laghi grandi e piccoli come mai lasche e alborelle non ci sono più? E rieccoci ai cormorani.

Certo, è facile scaricare le responsabilità dando la colpa all’inquinamento, ai politici, magari a Trump o alla Monsanto, è facile sia per chi ha introdotto crimunalmente specie alloctone invasive sia per chi difende gli uccelli predatori pur se troppo numerosi e diventati stanziali “contro natura”. nessuno intende difendere gli inquinatori, tantomeno la micidiale Monsanto, ma vogliamo aiutarli a distruggere consentendo e incentivando altre cazzate?

Se in Sardegna o a Orbetello e nelle Lagune il problema è economico per chi vive di pesca e itticoltura, nelle acque interne è un problema di conservazione delle specie. Ed è diventato quasi irrisolvibile se non agiamo con grande rapidità con la speranza di qualche sacca in cui c’è ancora qualche colonia di quei piccoli pesci che costituivano il divertimento dei giovani pescatori alle prime armi. Ma ciò non è necessario per far divertire i bambini, bensì per non perdere un patrimonio ittico autoctono a cui sono vocate le acque dei nostri laghi e dei nostri fiumi minori tutelando anche una catena alimentare a cui sono sempre stati legati.

La Peschiera di Tortolì è una piacevolissima realtà sia perché dà lavoro sia perché porta sul mercato pesce, ostriche (che raggiungono persino i mercati francesi!) e bottarga di pregio sia perché è una risorsa turistica d’eccellenza. Con meno cormorani ci sarebbe più profitto quindi più posti di lavoro. Il tutto per non contro gli equilibri naturali.

Il cormorano, un divoratore di pesce che è diventato invasivo: senza seri interventi di contenimento si rischia che anche a Tortolì, come a Cabras, facciano la bottarga con materia prima importata dalla Costa d’Avorio invece che con le uova degli splendidi cefali sardi.

Questa bottarga è fatta con le uova dei cefali sardi, ma se non limitiamo i cormorani…

La lasca o striscia è – o forse siamo costretti a scrivere era – un pesce autoctono del bacino del Po, dove era molto abbondante. Ora è scomparsa, dal Po per colpa dei siluri, dagli affluenti minori perché se ne sono abbuffati i cormorani. Se non è estinta, lo sarà presto.

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