Il problema della plastica va inserito nel problema complessivo della spazzatura, ovvero dei residui del nostro consumismo, e non dobbiamo abusare della carta, dell’alluminio o di altri packaging monouso illudendoci che basta sostituire la plastica per non trovarci più senza problemi di discariche o inceneritori inquinanti. Ma la plastica resta il tema centrale. Ci vogliono scelte importanti di chi governa molto difficili da mettere in atto perché colpiscono gli interessi dei poteri forti ma anche perché comportano cambiamenti nel nostro stile di vita che paiono grossi sacrifici anche se, in realtà, sono solo apparentemente gravosi.
Le scelte più generali sono forse troppo invasive e ricoluzionarie per essere possibili in tempi ragionevoli, invece sarebbe più semplice, con risultati più veloci e concreti, cominciare con scelte dirette, mirate. Ce ne sono di facili facili, senza controindicazioni per la gente comune e la comunità, che non ci vorrebbe molto a mettere in atto: basta che chi governa impari a essere concreto e magari che anche la GDO e i commercianti in genere ci mettano un po’ di civismo e di buon senso.
Sono scelte, appunto, di buon senso, alcune piccole piccole, anche se con conseguenze per le aziende che dovranno adeguarsi (o peggio per loro): non risolvono da sole ma, tutte insieme, fanno molto. Eccone qualcuna.
- Abolizione delle bustine di zucchero: quanti alberi devono essere abbattuti ogni mattina per il nostro caffé? Ammettiamo pure che esista un “grave” problema sanitario se intingiamo un cucchiaino in una zuccheriera, esistono comunque zuccheriere con dosatore e dispenser.
- Il vuoto per le bottiglie di plastica: le bottiglie al prezzo di x + y ma solo x per chi riporta il vuoto dell’acquisto precedente. E’ già adottato in altri paesi.
- Eliminazione delle buste con finestrella di plastica: non sono riciclabili. E non credo sia un così grave problema economico per enti e aziende mettere l’indirizzo sulla busta.
- Eliminazione delle cassette di plastica per frutta e verdura: ci sono ancora quelle di legno e cartone, quindi significa che la differenza di costo o di praticità non è significativa. In alternativa obbligo degli ambulanti di gettarle in mucchi differenziati: abbiamo fatto l’esperimento con due ambulanti amici e constatato che non è una perdita di tempo superiore. Ovviamente i Comuni devono adeguarsi organizzando gli spazi e ritirando separatamente.
- Incentivi per favorire dispenser nei supermercati per detersivi, pasta, riso e via dicendo sfusi con utilizzo per il prelievo di sacchetti di carta o, se liquidi, vuoto a rendere. A rigor di logica, già il prezzo dovrebbe essere molto più basso (il packaging costa). Chi poi vuole per forza una marca confezionata diversa ne pagherà il costo più alto. E starà alle varie marche far scegliere i propri prodotti per i dispenser. O fornire ai negozi un proprio dispenser.
- Abolizione dei sacchetti per il pane e altro cibo con finestrella di plastica: non sono riciclabili.
- Abolizione delle confezioni di marmellate, burro, creme monouso negli alberghi.
- Introduzione dei dispenser di acqua (anche refrigerata e gasata) in tutti i comuni a pagamento (5 centesimi al litro).
- Confezione dei medicinali in pillole in bottigliette di vetro con tappo a vite in metallo e non in confezioni di plastica e alluminio elettrosaldate (salvo rari casi in cui è documentata la necessità di isolarle).
- Abolizione delle confezioni in plastica elettrosaldata per spazzolini, materiale elettronico, giocattoli, ecc ecc.: in quasi tutti i casi è possibile l’oggetto sfuso o la scatola di cartoncino.
Certo, molto cambierebbe nella pubblicità. E allora? Certo, molte aziende dovrebbero ristrutturarsi, ma altre, probabilmente più sostenibili, crescerebbero e il numero dei posti di lavoro non diminuirebbe di certo, anzi. Certo, le multinazionali del petrolio non sarebbero contente. E allora?