I carciofini selvatici di Enzo Barbieri

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Foto: Maria Cristina Beretta

 

Cynara cardunculus è il nome scientifico della pianta, se la guardi la temi, se la tocchi ti scappa un “ahia”. Non c’è pianta più ostile con le sue spine rigidissime eppure c’è un qualcosa, forse un ricordo atavico di quando per sopravvivere eravamo tutti raccoglitori, che ci dice “sono buono, mangiami”.

E, se ci troviamo nel nord della Calabria, scopriamo che è proprio vero. Ce lo raccontano Enzo Barbieri e nonna Finuzza.

Lui è un albergatore, ristoratore, produttore di delizie del territorio, imprenditore coi fiocchi; gli incolti, i boschi, l’orto, l’uliveto, i frutteti che circondano Altomonte, ma pure che salgono verso la Sila e il Pollino o scendono verso lo Ionio, sono i suoi siti di raccolta.

Lei è una contadina e una massaia, ma di quelle di una volta, che hanno imparato fin da bambine a gestire una casa con il suo orto, il suo pollaio, la sua piccola stalla… E che è portatrice di conoscenze e di una manualità che rischiamo di perdere.

Ed è così che il carciofo selvatico non è più così ostile: basta saper fare ciò che, a guardarlo, sembra impossibile.  Enzo ci ha pensato: “perché non mettere nei piatti del mio ristorante e nei vasetti della mia azienda una delizia che i nostri nonni, miei e di Finuzza, e i nonni dei nostri nonni mangiavano… quando tutto ciò che si poteva mangiare, spine o non spine, era una risorsa da non perdere”.

Ed è così che, grazie alle poche Finuzza che sono rimaste, questi carciofini selvatici, sott’olio o in una deliziosa crema, li possono assaggiare solo coloro che vanno a trovare ad Altomonte Enzo Barbieri (http://www.famigliabarbieri.net/) o hanno l’occasione di fare acquisti nelle boutique gastronomiche in Europa e fuori Europa che hanno avuto la bravura di scegliere le specialità dell’orto, del prato e del bosco di Enzo Barbieri. E NON PERDETEVI IL VIDEO: https://www.facebook.com/accademia5T/videos/2010632792598857/

 

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