Carni rosse cancerogene? Invece quelle bianche….

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E ridagli in tv con gli attacchi feroci alle carni rosse e a quelle trasformate!

Sulle carni rosse di animali di allevamenti iperintensivi alimentati con mangimi costruiti per farli crescere più in fretta possibile non per farli crescere sani, siamo d’accordo.

Sulle carni trasformate male, con additivi e trucchetti per usare materia prima inadatta o poco sana e/o per alterare i tempi naturali della fermentazione, siamo d’accordo.

Ma ci sono carni rosse di animali allevati con rispetto per il loro benessere, nei tempi che natura richiede e con alimenti sani. E spesso non costano di più, o almeno non molto di più.

E ci sono carni trasformate in modo naturale secondo antichi metodi magari anche agevolati dalle moderne tecnologie. E spesso non costano di più, o almeno non molto di più.

E LA CARNE BIANCA? QUALE SAREBBE PIU’ SANA?
Quella de vitellini da latte con quegli occhioni dolci? E per l’ambiente, che è il vero problema, che cambia?

Quella dei polli torturati come sardine in capannoni mai puliti dove l’ammoniaca li ustiona giorno dopo giorno, gonfi di antibiotici per non morire e miracolosamente giunti all’età e dimensioni da macello a 40 giorni, mentre secondo natura ce ne vorrebbero 120?

Quella dei tacchini di ibridi industriali che morirebbero a un mese d’età se non fossero tenuti in vita da un antibiotico velenoso e cancerogeno per l’uomo?

Quella di maiali “artificiali” d’importazione con i quali, se si fa un salame senza additivi e in budello naturale, non si conserva perché non si sa bene con che intrugli si è formata la loro carne?

Ci sono polli buoni, ma la gente non li vuole perché hanno carne più scura e con un sapore autentico; e costerebbero poco di più. Ci sono maiali buoni ma la gente non li vuole perché sono più grassi; e non costano di più. Ci potrebbero essere, a prezzo poco più alto, tacchini buoni, ma chi li produce?

La carne rossa, se di animali allevati nel rispetto del loro benessere e dei tempi della natura, non è sana solo se si pretende di mangiare una bistecca al giorno: nei giusti limiti, diversi secondo l’età e la situazione fisica individuale non c’è problema. Gli Indiani d’America, per esempio, si sono quasi estinti quando i visi pallidi hanno distrutto le mandrie di bisonti (e non solo): finché i bisonti c’erano stavano benone!

DOVE STA IL VERO PROBLEMA?

NELL’EDUCAZIONE DEL CONSUMATORE: SE CHI COMPRA SA SCEGLIERE, CHI PRODUCE DEVE ADEGUARSI.

E questo articolo è anche una provocazione: nell’Accademia delle 5T ci sono produttori che fanno carni bianche buonissime e sanissime. Ma sono piccoli, spesso agriturismi, il loro è un prodotto eccezionale che costa più caro – e qualche volta poco più caro – non solo perché sano e secondo natura ma anche perché di qualità nettamente superiore. Vorrei davvero che esistesse anche qualche allevatore industriale (quindi in grado di non avere costi troppo più alti) che produce carni bianche secondo natura, sane e buone. E che si faccia avanti. MA SOPRATTUTTO LO DIMOSTRI. Anzi, uno forse c’è, ma non vende i polli interi, bensì solo tagli per tenere più alti i prezzi.

 

E ridagli in tv con gli attacchi feroci alle carni rosse e a quelle trasformate!

Sulle carni rosse di animali di allevamenti iperintensivi alimentati con mangimi costruiti per farli crescere più in fretta possibile non per farli crescere sani, siamo d’accordo.

Sulle carni trasformate male, con additivi e trucchetti per usare materia prima inadatta o poco sana e/o per alterare i tempi naturali della fermentazione, siamo d’accordo.

Ma ci sono carni rosse di animali allevati con rispetto per il loro benessere, nei tempi che natura richiede e con alimenti sani. E spesso non costano di più, o almeno non molto di più.

E ci sono carni trasformate in modo naturale secondo antichi metodi magari anche agevolati dalle moderne tecnologie. E spesso non costano di più, o almeno non molto di più.

E LA CARNE BIANCA? QUALE SAREBBE PIU’ SANA?
Quella de vitellini da latte con quegli occhioni dolci? E per l’ambiente, che è il vero problema, che cambia?

Quella dei polli torturati come sardine in capannoni mai puliti dove l’ammoniaca li ustiona giorno dopo giorno, gonfi di antibiotici per non morire e miracolosamente giunti all’età e dimensioni da macello a 40 giorni, mentre secondo natura ce ne vorrebbero 120?

Quella dei tacchini di ibridi industriali che morirebbero a un mese d’età se non fossero tenuti in vita da un antibiotico velenoso e cancerogeno per l’uomo?

Quella di maiali “artificiali” d’importazione con i quali, se si fa un salame senza additivi e in budello naturale, non si conserva perché non si sa bene con che intrugli si è formata la loro carne?

Ci sono polli buoni, ma la gente non li vuole perché hanno carne più scura e con un sapore autentico; e costerebbero poco di più. Ci sono maiali buoni ma la gente non li vuole perché sono più grassi; e non costano di più. Ci potrebbero essere, a prezzo poco più alto, tacchini buoni, ma chi li produce?

La carne rossa, se di animali allevati nel rispetto del loro benessere e dei tempi della natura, non è sana solo se si pretende di mangiare una bistecca al giorno: nei giusti limiti, diversi secondo l’età e la situazione fisica individuale non c’è problema. Gli Indiani d’America, per esempio, si sono quasi estinti quando i visi pallidi hanno distrutto le mandrie di bisonti (e non solo): finché i bisonti c’erano stavano benone!

DOVE STA IL VERO PROBLEMA?

NELL’EDUCAZIONE DEL CONSUMATORE: SE CHI COMPRA SA SCEGLIERE, CHI PRODUCE DEVE ADEGUARSI.

E questo articolo è anche una provocazione: nell’Accademia delle 5T ci sono produttori che fanno carni bianche buonissime e sanissime. Ma sono piccoli, spesso agriturismi, il loro è un prodotto eccezionale che costa più caro – e qualche volta poco più caro – non solo perché sano e secondo natura ma anche perché di qualità nettamente superiore. Vorrei davvero che esistesse anche qualche allevatore industriale (quindi in grado di non avere costi troppo più alti) che produce carni bianche secondo natura, sane e buone. E che si faccia avanti. MA SOPRATTUTTO LO DIMOSTRI. Anzi, uno forse c’è, ma non vende i polli interi, bensì solo tagli per tenere più alti i prezzi.

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