Venezia non è un covo di ladroni! Né ci vuole un mutuo per visitarla e amarla

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Il web è infarcito, tra un insulto politico e l’altro, di attacchi feroci contro Venezia e i suoi esercenti. Questi attacchi non ci piacciono, Venezia ha un fascino straordinario che viene dalla sua bellezza, la sua unicità e una lunga storia di cultura persino nell’attività mercantile e, quindi, soprattutto nel cibo.

Uno scontrino di 43 euro per due caffé e due acque minerali ha scatenato condanne senza processo, troppo facili ironie nonché lunghe elucubrazioni sociologiche e psicologiche che non spiegano un bel niente. Basta fare 2 + 2 e tutto è chiarissimo. Che gli esercenti – o molti esercenti – veneziani ci marcino è probabile, eppure mi è stato riferito che alcuni locali, nonostante pienoni e prezzi alti, sono falliti e passati più volte di mano. Cattiva qualità del cibo e del servizio? Anche, ma soprattutto costi fissi (lo spazio pubblico in primis, se ci riferiamo allo scontrino esecrato) elevatissimi che, al minimo impatto negativo, diventano distruttivi.

Mettere i tavolini in piazza San Marco non è gratis, si paga lo spazio pubblico, e si paga tanto. E forse è giusto perché gestire i costi di un turismo che, in buona parte, è mordi e fuggi, per il Comune non è cosa da poco.

L’errore non sta nei 43 euro, ma nelle voci dello scontrino: fossimo esercenti in piazza San Marco scriveremmo così: 2 caffé > 3 euro (e ho letto che al banco costano anche meno, ma non ho controllato); 2 acque minerali > 2 euro; occupazione di un tavolino in piazza San Marco > 38 euro. Ecco che, così, sarebbe tutto chiaro e indiscutibile: si paga, come giusto, il biglietto per lo spettacolo. Può darsi sia troppo caro il biglietto (non ho elementi per esprimere un giudizio), ma non il caffé. Che poi la folla eccessiva e urlante, l’orario più o meno sbagliato, soprattutto la data sbagliata ecc ecc abbiano reso lo spettacolo discutibile, beh! è la conseguenza di una scelta. Se sono andato a vedere un film che non mi è piaciuto, il biglietto mica me lo rimborsano. Per quanto riguarda il mangiare e il bere, non ha senso lamentarsi dei costi a Venezia, ha invece molto senso lamentarsi della difficoltà (non impossibilità), con simili costi, di trovare una qualità all’altezza.

E, ricordate, Venezia si può ammirare, senz’altro amare, anche senza spendere un patrimonio, basta camminare (tanto) invece di prendere i battelli e non consumare dove e quanto non ce lo possiamo permettere. Ci sono stato tante volte e ho sempre speso poco di più del normale. Certo, ho rinunciato alla gondola e non ho perso tempo a sedermi sui tavolini di piazza San Marco: è troppo bello camminare (non in agosto o comunque non nei giorni più “turistici”) in questa città magari alternando i siti più affollati con quelli meno conosciuti ma spesso più affascinanti. Magari immergendosi nelle calle più strette per poi spuntare in campi (piazze) che non ti aspetti, soprattutto in luoghi vissuti dai Veneziani, quelli di sempre e quelli, qui giunti da ogni dove, che hanno scelto di viverci. E se ci viene fame? Di tanto in tanto qualche cicchetto (guai a chiamarlo finger food!) in bacari (guai a chiamarli wine bar!) un po’ fuori dai giri frequentati dai turisti pecoroni e poco intraprendenti.

Cosa c’è in fondo a questa calle? Un campo? Un canale?

E non dimenticando il mercato di Rialto: qualche volta è un mercato affascinante nel sito e nell’atmosfera ma normale nei contenuti, spesso è un paradiso per chi ama ciò che non solo è buono ma è diverso, diverso sul serio per dove nasce e per la storia umana che racconta: succede quando è stata buona le pesca in Laguna e così ecco le schie (piccoli gamberetti) saltellanti, le masanete (granchi) che scappano dai cesti, le moeche (granchi durante la muta con il guscio molle) in stagione, piccole ombrine, sepioline (che sono un’altra specie, non seppioline), go, i cefali che qui non sono cefali ma lodregan, volpine, boseghe… diversi per chi li riconosce e che si cucinano in modo diverso…(mi scusino i Veneziani se non sono preciso nei termini dialettali). E succede quando è stagione delle verdure (indimenticabili in primavera i carciofi, ovvero le castraure) e della frutta di S.Erasmo e delle altre isole.

Così almeno la penso io, che amo Venezia da almeno 55 dei miei 70 anni, che ne pensano i Veneziani? Dalla cagnara su facebook non l’ho capito. Possiamo discuterne?

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