Lettera aperta del nostro socio Walter Massa al neoministro Lollobrigida

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Egregio signor Ministro
da quando opero in agricoltura circa 25 ministri la hanno preceduta, faccio il contadino a tempo pieno, mai come ora ho avuto motivazioni e speranze per trasmettere a chi guida il “mio” dicastero un mio pensiero, nel provare a travasare la voce della zolla nel palazzo che conta.
In un momento storico in cui sembra sia ”cambiata l’aria”, anche l’agricoltura deve avere la forza di cambiare, di divenire centrale in forma carismatica ed economica, diversamente soffriranno occupazione, turismo, cultura ed economia e l’Italia tornerà a essere lottizzata come nel Settecento.
Politicamente sono “un estremista di centro” ossia cerco di prendere il buono della destra e della sinistra, e a questo punto le confesso di essere un fan di Giuseppe di Vittorio, uomo integro che ha sempre preso le distanze dal socialismo reale di stampo sovietico, pagando sempre di tasca sua, prima da figlio di braccianti, poi nella carriera politica e nella vita.
Da sempre le tre organizzazioni di categoria agricola sono i primi interlocutori del ministero, e ovviamente ancora ora debbono rimanere la voce prioritaria, ma  la vera agricoltura non è solo burocrazia, agevolazioni, pragmatismo, assistenzialismo, bandi UE, glifosato, grandine, siccità, alluvioni, quote latte, e solo quando serve “eccellenza del made in Italy”. L’agricoltura vincerà quando si tornerà a mettere l’umanità, il sentimento al centro.
Tornerà l’ottimismo nei padri, zii, nonni che aiuteranno i giovani ad andare, magari a ritornare “dove li porta il cuore” ossia in campagna, a produrre qualche cosa di buono. Sostenersi  di agricoltura, a essere contadini, ovvero, vivere nel contado, e magari ridare un senso alla famiglia, di certo più peso, tornare a essere orgogliosi di essere imprenditori, tornare a usare il cervello “conto proprio”, e non a venderlo “per un pugno di dollari”.
Per arrivare a ciò, la strada la vedo spianata, ritengo i tempi siano maturi, lei e tutti i suoi più vicini collaboratori vi dovete comportare come vi siete comportati quando avete formato il governo. Porsi un obiettivo guardando in faccia a nessuno, come sono stati relegati al giusto posto i vostri alleati elettorali, non cedendo a rendite di posizione, taglieggiamenti, imposizioni, intorbidamenti d’immagine, bisogna rispettare tutti e facendo esattamente come fa il  nostro capo del governo: ascoltare tutti, decidendo di propria testa a costo di non venir più rieletto.
Per arrivare al fine sarà indispensabile collegare gli uffici di via XX settembre direttamente con il Tavoliere delle Puglie, Valdobbiadene, l’Etna, la Pianura padana, i Castelli Romani, il Canavese, la Barbagia, le Cinque terre, le Colline metallifere, il Chianti, le valli di Comacchio, il Salento ecc. ecc .
In questi 9 lustri di stupidaggini targate Roma, Bruxelles e conseguentemente assessorati regionali non se ne può più, sono agli atti, non mi soffermo, provo a guardare avanti. L’agricoltura si è sollevata senza aiuti dalla politica, per la qualità dei prodotti, del territorio  e per le genti del presente e del passato.
Ora dobbiamo guardare alla gente del futuro,  bisogna che il ministero da lei guidato interagisca con gli uomini di buona volontà. Bisogna  “PORTARE IL SENTIMENTO” in via XX settembre, per arrivare a questo bisogna creare un gruppo di ARTIGIANI ANGELICI (cit. L.Veronelli), imprenditori artigiani, eccellenze imprenditoriali e umane presenti in tutti i comparti agricoli, che nella loro vita  hanno dimostrato che mirando un obiettivo si può fare impresa sostenibile, modello di produzione, di economia e immagine per un territorio.. . donne e uomini che dopo aver ottenuto soddisfazione morale, economica e produttiva, visibilità mediatica sono pronti a ricambiare il loro successo e fortune mettendo a disposizione della patria il sapere, le esperienze e portare in discussione le criticità del sistema.
Si tratta di imprenditori artigiani di provata sensibilità e competenza non faziosa che preferiscono a uno svalutato, inflazionato e squallido titolo onorifico di cavaliere o commendatore continuare a dare, sì dare, ai giovani e alla Nazione, sia sotto forma di ricchezza economica che di ricchezza intellettuale, ossia cultura. Sono quella rete magica, patrimonio della Nazione, di Agricoltori, Artigiani, Artisti, Autonomi che sfidando se stessi e una politica agricola becera che ci ha accompagnato tutta la vita, sono stati modello di produzione, di arte, di gusto, di tradizione, di originalità, di territorialità, di impresa, modello e sprone per le aziende industriali che hanno il dovere di produrre Made in Italia, in maniera quantitativa, etica, e sostenibile. Di perorare il genio italico, con volumi e qualità, motivando i cittadini del mondo a “contaminarsi  d’Italia” venendola a conoscere, mangiare, studiare, trasmettere e dopo aver conosciuto le cattedrali del gusto, le officine del gusto, visitare luoghi d’arte, cultura e naturalistici, vivendo, quindi, mari, monti, pianura e collina.
Chi intendo per “artigiani del gusto” ?   un gruppo, una squadra di agricoltori colti, umili, determinati, pronti a essere consulenti gratuiti del ministero; tra di loro vi debbono essere: malgari, bottegai, coltivatori di olive e produttori d’olio, distillatori, panificatori, viticoltori, (soprattutto vignaioli), pescatori, osti, frutticoltori, boscaioli, salumieri, affinatori, enotecari, allevatori, divulgatori, casari, cacciatori, distributori di prodotti artigianali, ristoratori…

I problemi sono molti e le possibilità d’intervento esistono, basta volerlo.

Per essere pragmatico porto all’attenzione tre casi che a mia avviso vanno affrontati con la massima urgenza, se semplicemente affrontati potrebbero portare immediato giovamento alle casse dello stato, al paesaggio, al sistema idrogeologico, all’occupazione, alla sicurezza, all’efficienza.

I terreni devono essere coltivati. 

Troppa superfice è abbandonata, improduttiva per via dell’esodo rurale e della diseconomia agricola.

I proprietari che non coltivano, affittano o curano i loro terreni avuti in successione ereditaria mancando di rispetto agli antenati, pagano pochi euro di tasse annuali e non la portano o fanno portare a reddito.
Soluzione: il fondo va pulito dagli alberi fatiscenti o dai ceppi, pali e fili della vigna. Tutti gli anni l’erba va rasata almeno due volte, pena reddito dominicale aumentato da stimolare la vendita o l’affitto del fondo con scopi produttivi., così di certo o vendono o affittano, e il vicino agricoltore avrà più superficie da portare a reddito con meno tare.
Il paesaggio e l’economia trionferanno. Il dissesto idrogeoliogico sarà controllato e prevenuto.

Animali selvatici.                                                                                                                                                                                                         Una poco lungimirante politica della caccia ci ha fatto arrivare fino qui, non possiamo rispettare gli animali che “non rispettano la costituzione”. Siamo una repubblica fondata sul lavoro? Tuteliamoci da chi non rispetta il lavoro, la semina, la coltivazione distruggendo il prodotto e le aspettative morali ed economiche. Gli animali selvatici non sono solo un problema per l’agricoltura, stanno diventando un grosso problema per la circolazione stradale, per la sicurezza dei cittadini. Direi un dramma nazionale, e se una volta fosse il mondo agricolo a dare il buon esempio?

Lavoratori al momento giusto.

Perché ci ostiniamo a rimare vecchi? Perché i supporti informatici “sono buoni” solo a reprimere? Perché non cominciamo a pensare positivo?

Basta una applicazione al telefono e chi vuole lavorare può prestare la sua opera, divertendosi, portando ottimismo,  lasciando quanto dovuto alle casse dello stato, senza evasione e con soddisfazione. Digitando un codice, si fa una dichiarazione d’intenti, ci si presenta in tempo reale a carico del datore di lavoro, nei termini e luogo del lavoro., senza evasione o sfruttamento, pronto a raccogliere pomodori, frutta quando sono maturi, mungere le vacche al giusto momento, servire al ristorante quando è pieno, perché il futuro è un’ipotesi. Chi pensa di pensare, deve SAPERE che la natura non aspetta, le piante e le malattie parassitarie non vanno in ferie, che in agricoltura bisogna esserci quando servi, non solo per ritirare lo stipendio, o manifestare diritti. Nei ristoranti, bisogna esserci quando c’è affluenza, si accoglie con il sorriso l’ospite, e si motiva al lavoro la brigata di sala e cucina. Si porta ottimismo e qualità della vita, si diventa esempio per i giovani e per chi istiga alla “fannulloneria”.

Caro Ministro, mi fermo, ora puo’ partire l’Italia che produce, ….. e se lei vorrà, magari anche l’Italia che lavora (con il cuore).

Grazie , ora ho la coscienza un poco più a posto

Walter Massa Contadino

 

… la  solita  strada  bianca  come  il  sale,

il  grano  da  crescere,  i  campi  da  arare;

guardare  ogni  giorno  se  piove  o  c’è  il  sole,

per  saper  se  domani  si  vive  o  si  muore,  e …

                                         Luigi Tenco, Sanremo 1967

Un pensiero su “Lettera aperta del nostro socio Walter Massa al neoministro Lollobrigida

  1. I contadini sono i veri operatori di protezione civile e ambientale dei territori, l’abbandono dei campi è la principale causa dei disastri ambientali, più ancora dei cambiamenti climatici. Condividiamo pertanto l’appello e i contenuti di Walter Massa, salvo forse la dimenticanza di evidenziare la nullità delle associazioni di categoria, capaci perlopiù di litigare tra loro e difendere i loro stipendi ma amebe nel difendere gli interessi dei contadini. Il mondo è antropizzato da migliaia di anni, non è possibile che l’uomo, in particolare il contadino, sia escluso dalla gestione degli equilibri naturali, una “natura fai da te” come auspicata da ambientalisti e animalisti soprattutto ignoranti porta alla distruzione del pianeta per poi un ritorno agli equilibri naturali in centinaia di anni. L’uomo deve tornare a un protagonismo discreto avendo la responsabilità dei cambiamenti che ha portato. Il contadino, infatti, ha adattato l’ambiente alle sue esigenze di sopravvivenza per oltre 10mila anni e l’ha fatto con saggezza e rispetto per la natura, solo dal Novecento in poi l’avidità, non i bisogni di un sovrappopolamento, ha distrutto gli equilibri portando oltretutto la fame in quasi un intero emisfero. Dobbiamo quindi tornare – a la stessa FAO lo sostiene da tempo proprio per risolvere i problemi della fame – a un’agricoltura del territorio, dei popoli, che dà la priorità alla sopravvivenza di chi vive nel territorio, bisogna combattere l’avidità delle multinazionali, eliminare colture e allevamenti intensivi. Walter Massa affronta il problema nei limiti della situazione del tutto particolare italiana, dove problemi preesistenti proprio per la divisione delle associazioni di categoria e il difetto atavico, figlio di ben precise motivazioni storiche, di non saper giocare di squadra ha aggravato i naturali e inevitabili problemi che sono l’altra faccia della medaglia della nostra straordinaria biodiversità. Tutto ciò ha trasformato i contadini e in generale gli artigiani nei paria della nostra società, una categoria praticamente indifesa. Oggi l’esponenziale aggravamento della burocrazia, una formazione inesistente, normative che disincentivano il lavoro, una disinformazione mirata e, oltretutto i cambiamenti climatici hanno reso la situazione ancora più drammatica. Il governo potrebbe fare molto ma poi sono i contadini stessi che devono fare la propria parte e soprattutto essere capaci di restituire ai giovani un’autostima di categoria. E così potranno continuare a essere i veri operatori di protezione ambientale e civile dei territori.

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