Sono passati quasi 5 anni dalla risoluzione approvata il 12 marzo 2014 dal Parlamento europeo che riconosce i valori educativi, formativi e sociali di un’arte vera: il buon mangiare.
A noi pare che gli stati membri, Italia compresa (pur se dovrebbe essere la più interessata), l’hanno ignorata. Basta leggerla e guardarsi intorno per rendersene conto.
Ciò che è stato votato in quella data a Strasburgo avrebbe dovuto rappresentare una pietra miliare verso un’Europa dell’agroalimentare che dia il giusto valore alla terra e ai suoi prodotti a partire dalla prima delle arti del quotidiano: il buon mangiare. Con questa risoluzione l’Europa imporrebbe agli stati membri di riconoscere il valore fondamentale di una nuova visione del mercato del cibo, un mercato che l’uomo deve governare con nuovi valori: cultura, salute, benessere e genuinità partendo dalla prima delle arti vere, quella del vivere quotidiano! Il buon mangiare, inteso come creatività del contadino (e del pescatore, del pastore eccetera) e della sua compagna che trasforma il frutto del suo lavoro con salutare intelligenza nutrizionale, oltre che buon gusto. L’Italia, per unanime e globale riconoscimento, è il baricentro di questa vera arte che si basa sulla biodiversità e sulla diversità culturale che la nostra posizione geografica, la nostra orografia e la nostra storia ci hanno donato. La risoluzione del 2014 riguarda il patrimonio gastronomico europeo e, dopo un doveroso riferimento all’importanza di una corretta nutrizione, evidenzia con estrema chiarezza tutti gli aspetti che da sempre caratterizzano il lavoro del nostro giornale e la missione dell’Accademia delle 5T:
– stretto rapporto tra la corretta alimentazione e il benessere del pianeta;
– etichetta trasparente sulla qualità e provenienza degli ingredienti;
– cucina intesa come insieme di tradizioni, competenze e conoscenze per ritrovare un mangiare sano, genuino e gradevole;
– gastronomia come parte della nostra identità ed elemento essenziale del patrimonio culturale europeo, con riconoscimento del valore delle materie prime che la natura consente, in qualità e per necessità di raggiungere l’eccellenza;
– rispetto della vita degli animali e della stagionalità della natura;
– recupero e controllo delle pratiche agricole delle diverse regioni europee;
– impegno per la sopravvivenza della cucina tipica come patrimonio culinario e culturale contro il rischio d’invasione di cibi standardizzati o “spazzatura”;
– tavola come elemento fondante dei rapporti umani per avvicinare le persone, condividere la vita sociale e i rapporti familiari;
– cultura alimentare come eredità socioculturale da regalare alle generazioni future.
A conclusione di tutte queste considerazioni, il Parlamento europeo chiede alla Commissione, al Consiglio e agli Stati membri di prendere in considerazione controlli più rigorosi su contenuti e pubblicità che riguardano gli alimenti, in particolare per quanto attiene all’aspetto nutrizionale, e ricorda agli Stati membri di assicurare il divieto di qualunque pubblicità o sponsorizzazione di “cibo spazzatura” nelle scuole. Chiede azioni concrete per potenziare l’insegnamento non solo dell’educazione alimentare ma anche della gastronomia in tutti i suoi aspetti culturali e territoriali nelle scuole di ogni livello.
Aggiungiamo noi: la lucidità e completezza del lavoro approvato a Strasburgo merita integrale lettura non solo nelle scuole ma anche nelle nostre case e… in quelle di chi produce, vende, trasforma e somministra. Dopo 5 anni in quanti, anche tra gli addetti ai lavori, sanno che esiste?
L’arte del mangiar bene ha migliaia di anni di storia. Quando ancora l’antica Roma faticava a espandersi al di fuori del Lazio esisteva già un autore siciliano, brillante gastronomo, che ha raccontato il buon mangiare del Mediterraneo mettendo in evidenza le migliori provenienze dei vari cibi.
La risoluzione invita gli stati membri ad assicurare il divieto di qualunque pubblicità o sponsorizzazione di cibo spazzatura nelle scuole… E infatti in ttutte – o quasi – le scuole e università ci sono distributori automatici di merendine (e bibite) obesizzanti, ovvero il “cibo spazzatura” per antonomasia.
La risoluzione evidenzia lo stretto rapporto tra corretta alimentazione e benessere del pianeta, benessere che è minacciato anche dagli sprechi e dall’immondizia… E infatti sono incoraggiate le bustine di zucchero, le salsine monodose, le marmellatine monodose a colazione, talmente “incoraggiate” che la grande maggioranza degli operatori credono siano obbligatorie. Quanti alberi, anzi ettari di bosco, vengono distrutti quotidianamente dalle sole bustine di zucchero?