— ovvero scegliere in modo consapevole e con piacere
Perché questo titolo al blog, o meglio, per me nostalgico della carta stampata, al nostro nuovo giornale, on line ma pur sempre giornale? Perché la Scelta è un’arma formidabile, un’arma che trascende il nostro quotidiano ma incide sul territorio in cui viviamo, sul sistema Italia, addirittura sul Pianeta. Non ha senso attendersi dai vari G8 o G20 la soluzione per rimediare ai guai ambientali di cui tutti noi siamo responsabili, non ha senso prendersela con il tal paese perché non vuole firmare accordi internazionali sulla limitazione delle emissioni di CO2 o sulla pesca delle balene…Non ha senso se noi per primi non facciamo scelte responsabili nel nostro stile di vita. E tra queste scelte la prima riguarda il primo dei nostri bisogni ma anche uno dei nostri piaceri: cosa mangiamo, ovvero le scelte che facciamo su cosa, come, dove, quando comprare ciò che mangiamo. Se le multinazionali e avidi speculatori hanno portato fame e miseria nel terzo mondo e consumismo masochistico nel nostro l’hanno potuto fare perché approfittano della nostra pigrizia, fisica e mentale, di una delega alla Scelta rilasciata con l’unico compenso del “non pensare”. E così abbiamo messo a rischio il Gusto. In senso letterale perché il nostro naso, il nostro palato, il nostro tatto, persino la nostra vista e il nostro udito hanno perso l’abitudine alla diversità, hanno messo in standby le sensazioni ataviche scolpite nel nostro DNA fin da quando noi, i nostri padri, i nostri avi erano nel ventre della madre. Ma abbiamo perso anche il Gusto della Scelta, addirittura della conoscenza. O meglio, magari siamo pignolissimi se compriamo un cellulare o un’automobile, ma ci accontentiamo delle fregnacce sentite in tv quando scegliamo ciò che ci costruisce e dà energia. Invece potremmo scegliere con il Gusto fisico di assaggiare e il Gusto mentale di cercare, appunto conoscere, confrontarsi, ritrovare gli stimoli delle nostre radici, apprezzare la cultura e l’amore che ci sono dietro a una pagnotta o a un goccio d’olio. E incidere sul mondo che ci circonda. Già, perché quello che compriamo può arricchire avidi speculatori oppure ridare il sorriso a un bimbo che sta sull’equatore o incentivi e serenità ad artigiani e contadini che difendono con le unghie e con i denti un’Italia che rischia di perdere il suo primato culturale e di terra della Biodiversità. E può farci ritrovare il piacere del mangiare, magari in compagnia, e il piacere dello star bene perché non siamo solo quello che mangiamo, ma soprattutto quello che digeriamo.
Gli aspetti salutistici e della piacevolezza di ciò che mangiamo, dell’educazione del palato, della cultura che sta alle spalle del buon mangiare, dell’ecosostenibilità delle produzioni, della tutela della Biodiversità guarda caso camminano di pari passo. Forse è vero, almeno
in alcuni quartieri dormitorio o in zone dove il turismo di massa ha demolito le radici culturali del territorio, che occorre fare un tantino di fatica per trovare, leggendo etichette e provenienze, cibo piacevole, sano, naturale, sostenibile, stagionale e via dicendo. Non è vero, però, che normalmente
sia così difficile né, nella maggior parte dei casi, che imponga costi eccessivi. Questi sono inevitabili quando cerchiamo il prodotto cosiddetto “di nicchia” nei negozi specializzati che fanno uno sforzo di ricerca che ha i suoi costi. È invece meno difficile di quanto si pensi comprare del buon cibo quotidiano a prezzo abbordabile soprattutto se ci rivolgiamo ai mercati rionali e ambulanti o addirittura ai farmer’s market, alla vendita diretta. E ci sono ancora piccoli negozi – purtroppo non diffusi dappertutto – che privilegiano
i produttori del loro territorio, non propongono solo le grandi marche e non hanno rinunciato a selezionare con la loro testa. Così recuperiamo anche il Gusto del rapporto umano, del parlare guardandosi negli occhi, del saperne di più e, quindi, del raccontare.
Ma possiamo essere protagonisti anche nella Grande Distribuzione: facciamoci vedere leggere le etichette, chiediamo il detersivo “ecologico” (anche questo è importante), lamentiamoci se non ci sono i limoni non trattati, rifiutiamo il sacchetto e presentiamoci con la borsa della
spesa, scegliamo il prodotto sfuso o nel grande recipiente rifiutando i triplici, quadrupli imballi in plastica…. Così, siccome il “cliente ha sempre ragione”, anche le potenze dell’industria più becera e del commercio invasivo delle “superofferte/presa per i fondelli” saranno costretti ad adeguarsi e saremo noi a determinare il mercato. Ecco la nostra arma, formidabile, contro la legge dello spot: la Scelta. Ma per farlo dobbiamo informarci, documentarci, facendo così capire che non possono prenderci in giro con uno slogan o
falsi sondaggi. Il Gusto della Scelta è impegnato proprio in questo: nell’informare e formare. E nello stimolare a far la conoscenza con i territori e le persone che ne sono l’anima autentica. Non vogliamo più sentire frasi come “non c’è nulla al supermercato senza quegli ingredienti che ci avvelenano”, oppure addirittura “tanto ormai moriamo tutti di cancro…”. A parte la drammaticità di quest’ultima frase, purtroppo più o meno condivisa da un sacco di gente, sono castronerie.
Guido Stecchi
Presidente dell’Accademia delle 5T