di Marco Furmenti
L’Azienda Stuard opera alle porte di Parma su un fondo demaniale e su altri terreni per una Superficie Agricola Utile di 20 ettari, di cui quasi 9 certificati biologici.
Dal 1983, lo Stuard (così chiamato dai cittadini) opera come azienda specializzata nella sperimentazione agricola nei settori agroindustriali e agroambientali a livello locale, nazionale e comunitario collaborando con enti locali, Università, Ministeri e privati.
Nel corso degli anni, la sperimentazione si è occupata sia delle colture estensive (frumento duro, sorgo, mais e foraggere, frumento tenero e duro, mais, soia e pisello proteico) sia di quelle orticole, soprattutto pomodoro da industria, ma anche da mercato fresco (cipolla, patata, melone, zucca), in produzione sia integrata sia biologica.
La maggior parte dell’attività riguarda le prove di confronto fra diverse varietà, prove di fertilizzazione, difesa, controllo infestanti, tecniche irrigue, lavorazioni e molto altro.
Un’importante attività dell’azienda è da oltre un ventennio il recupero e il mantenimento della Biodiversità locale cerealicola e orticola. Ad oggi, nelle collezioni aziendali sono presenti oltre 100 varietà di cereali antichi e altrettante di pomodori antichi, oltre a meloni, zucche, angurie da mostarda e fagioli. Accanto alle produzioni vegetali, l’Azienda Stuard conduce anche una piccola attività di allevamento e riproduzione di avicoli autoctoni (Pollo modenese e romagnolo e Tacchino di Parma e Piacenza) che si inserisce nei progetti di recupero della Biodiversità locale.
Gli incontri, le visite in campo, le pubblicazioni scientifiche e le trasmissioni televisive sono solo alcune delle modalità con cui l’azienda attua la propria attività divulgativa indirizzata agli imprenditori agricoli e ai tecnici.
Non meno importante, l’Azienda Stuard è sede dell’attività didattica dell’Istituto Agrario Statale “F. Bocchialini” e di un frutteto che raccoglie centinaia di alberi da frutto di varietà antiche locali dimenticate.
Grande rilievo locale e regionale ha avuto il recupero del Pomodoro Riccio di Parma condotto dall’Azienda Stuard nella veste della dottoressa Cristina Piazza all’interno del progetto “Frutta e buoi”. Il progetto in questione, oltre allo Stuard, ha coinvolto i tecnici di Equa s.r.l., la Facoltà di Veterinaria di Parma per l’Assessorato provinciale Censimento e conservazione delle risorse genetiche locali di interesse agrario. Il lungo lavoro ha previsto la conservazione e la tutela del germoplasma autoctono delle varietà/specie orticole, frutticole e zootecniche locali o comunque impiegate tradizionalmente in loco, per giungere a una loro descrizione e caratterizzazione univoca e l’istituzione di una rete di “agricoltori custodi”, con l’incarico di conservare e valorizzare questo materiale.
Dato il crescente interesse per il recupero della Biodiversità locale, si è voluto caratterizzare dal punto di vista produttivo e qualitativo alcune vecchie varietà di pomodoro, coltivate in provincia di Parma prima della seconda guerra mondiale.
Numerosi sono stati i semi recuperati e diffusi dall’Azienda Stuard presso agricoltori e orticoltori locali a partire dall’anno 2000 nell’ambito del progetto “Conservatorio dell’Agrobiodiversità parmense” e tra questi vi rientrano quelli del Pomodoro Riccio di Parma.
Ad oggi la coltivazione di questa varietà continua in azienda sia in convenzionale sia in biologico e viene destinato al consumo fresco e alla realizzazione di conserve tra cui la storica passata di pomodoro, la confettura, le composte e i sottoli.
Coltiviamo il futuro conservando il passato. Questo è il motto e la mission dell’Azienda Stuard che racchiude un legame indissolubile tra agricoltura del futuro e agricoltura del passato, tra innovazione e conservazione. Un’agricoltura che deve guardare alle nuove esigenze dei consumatori in fatto di alimentazione e salute, all’evolversi dei processi di trasformazione industriale, ma anche ai cambiamenti climatici in corso, avendo come obiettivo la sostenibilità delle proprie produzioni dal punto di vista sia ambientale sia economico e sociale.
In sintesi, puntare a garantire più qualità e resa con meno: meno chimica, meno energia, meno acqua, meno costi; avendo cura di rispettare gli equilibri del suolo e dell’ambiente e valorizzando il patrimonio di Biodiversità che abbiamo ereditato. Tutto questo, per essere ottenuto, ha bisogno di un banco di prova su cui sperimentare l’efficacia e la validità di colture e tecniche agronomiche. Questo banco di prova è il campo. Spesso viene chiesto all’Azienda di mostrare i propri laboratori, e loro sono soliti mostrare i campi. Sono quelli i laboratori in cui coltivano il futuro conservando il passato.